Prendiamoci cura della Terra

Il bosco invisibile

La luce radente autunnale illumina i piccoli e i grandi funghi che popolano i boschi.

“E’ spuntato come un fungo”; “non mi dirai di non averlo visto ieri, non è mica un fungo!”

E’ questo che accade, qualche giorno dopo la pioggia: nel bosco, come per magia, li vediamo spuntare un po’ dovunque, con i loro cappellini multicolori, le loro mille forme. Da un albero che è lì da anni ci si aspetta un frutto; un’erba che è spuntata da alcuni giorni non desta meraviglia se ci regala un fiore. Allora è davvero opera dei folletti, vederli apparire in tanti e così all’improvviso?

La base dei gambi di Mycena strobilicola mostra il suo feltro miceliare. Foto di Federico Calledda.

Se si scosta il primo strato della lettiera, quello più mobile e leggero, troviamo una specie di muffa bianca: è il micelio dei funghi. Solo molto ingrandito si rivelerà formato da sottili filamenti, le ife. E’ una rete invisibile che corre sotto la lettiera e che si manifesta solo nel momento in cui i corpi fruttiferi, che noi chiamiamo funghi, spuntano. Se consideriamo il grande numero di corpi fruttiferi che, a seconda del periodo dell’anno e del tipo di substrato troviamo nei boschi e pensiamo che per ciascuno di essi corrono nel terreno questi “fili” invisibili, realizzeremo che, oltre al bosco che noi vediamo, esiste un’altra foresta intricata sotto i nostri piedi.

Tutti i funghi, se lasciati asciugare, rilasciano una specie di “polverina”: le spore. Quando queste giungono a maturazione cadono sul terreno, germinano e danno origine alle ife, che a loro volta allungandosi, ramificandosi e riunendosi, formano quell’intreccio più o meno fitto che è il micelio o corpo vegetativo, il quale darà poi ancora origine a nuovi corpi fruttiferi, e così via.

In genere i Funghi lignicoli devono il loro nome comune al legno dell’albero che li ospita, com’è il caso di questi Pioppini (Cyclocybe cylindracea) nati su un vecchio ceppo di Pioppo. Foto Maria Beatrice Lupi.

Se le ife, penetrando nel substrato da cui traggono alimento, sviluppano il corpo fruttifero fuori dalla superficie del terreno, il fungo viene definito terricolo; se cresce direttamente sul legno di alberi, ceppaie o radici, lignicolo; se come il tartufo cresce sottoterra, ipogeo.

Ai funghi manca il processo della fotosintesi clorofilliana. Hanno perciò bisogno di nutrirsi direttamente di composti organici, che si trovano sia nel terreno sotto forma di materiale in decomposizione, che nelle piante o negli organismi viventi; fanno parte quindi di quegli organismi chiamati eterotrofi.

1-2-3- funghi parassiti; 4-5 funghi simbionti; 6-7-8-9-funghi saprofiti. Disegno di Rossella Faleni.

I composti organici di cui i funghi hanno bisogno possono essere assorbiti fondamentalmente in tre modi. Nel caso in cui traggano il loro alimento dalle sostanze in decomposizione, sia vegetali che animali, i funghi sono detti saprofiti. Nel caso in cui invadano un altro organismo vivente, vegetale o animale, e si nutrano arrecandogli del danno o addirittura provocandone la morte, sono parassiti; molti funghi parassiti, dopo la morte degli organismi che li ospitano, si comportano come saprofiti. Vi è poi un’ultima categoria di funghi: i simbionti, detti anche micorrizici, che vivono in stretto contatto con piante legnose come querce, larici, abeti, pini, betulle, ecc. Essi stabiliscono con l’ospite, a livello delle radici, uno scambio di sostanze nutritive con conseguente, reciproco vantaggio: il fungo avvolge con il micelio l’estremità dei peli radicali e sottrae alla pianta zucchero e amido; la pianta in cambio riceve acqua e sali minerali.

Quando passeggiamo per i boschi, quindi, evitiamo di rovinare il micelio che corre sotto i nostri piedi, dare un calcio ad un fungo, o raccoglierlo strappandolo, può significare recare un danno ingiustificato a quelle parti dell’ecosistema che non possiamo vedere.

La qualità di un ecosistema forestato è proporzionale alla quantità e varietà di funghi che ospita. Foto Anna Lacci.

Crediti

Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.