Da alcuni anni un gruppo di pipistrelli si è stabilito a casa mia, nell’intercapedine tra la falda del tetto e la grondaia sopra il balcone. Ne trovo le tracce la mattina sul pavimento, ogni tanto sento fruscii e i loro stridii. Al crepuscolo capita di vederli prendere il volo: all’improvviso, silenziosi si lasciano cadere dal sostegno cui sono aggrappati, verso il cielo più buio, per poi tornare, con manovre di volo complesse, dove maggiore è la presenza di prede attirate dalla luce dei lampioni. Le abitudini prevalentemente notturne ne hanno forgiato il nome: pipistrello deriva infatti dal latino vespertilio (-onis), cioè “della sera”, che in latino è vesper. Durante il giorno i pipistrelli amano riposarsi appesi a testa in giù avvolti nel mantello delle loro ali, nei luoghi più disparati, bui, tranquilli, difficilmente accessibili: grotte, cantine, grondaie, sottotetti, vecchi edifici abbandonati, cavità degli alberi, piccole intercapedini.
I pipistrelli sono diffusi in tutto il mondo, ne esistono almeno 1.376 specie raggruppate in due diversi sottordini: i Microchirotteri e i Megachirotteri; in Europa si trovano 45specie (tutti Microchirotteri)e di queste ben 35 sono in Italia.
Alcune specie sono migratrici, si spostano regolarmente dalle zone Baltiche alla Spagna settentrionale o all’Italia, percorrendo così migliaia di chilometri
Esclusivamente in alcune zone della Sardegna vive l’Orecchione sardo (Plecotus sardus Mucedda, Kiefer, Pidinchedda, & Veith, 2002)), una specie endemica, molto elusiva, caratterizzata da grandi orecchie e un corpo minuto. Le orecchie presentano un trago molto più grande di quello presente nelle altre specie di orecchioni (n.d.r. Il trago è una lamella di forma lanceolata posta davanti al padiglione auricolare, che è parte dell’apparato di ecolocazione).
I pipistrelli non sono parenti dei topi come molti possono pensare, la loro dentatura è completamente diversa: sono mammiferi insettivori, gli unici ad aver conquistato l’aria e ad essere capaci di volo attivo.
Le dimensioni variano moltissimo nelle diverse specie, da quelle del pipistrello calabrone che raggiunge appena i 2 grammi di peso, alle più grandi e famose volpi volanti orientali che possono arrivare a pesare 1,6 kg con un’apertura alare di 1,8 metri.
Il corpo è generalmente ricoperto da una pelliccia, le orecchie sono grandi, talvolta enormi e hanno la funzione di raccogliere le onde sonore riflesse emesse dagli stessi animali per orientarsi. Alla loro base sono spesso presenti due lamine cartilaginee ben sviluppate: un trago e un antitrago, che hanno la funzione di proteggere l’entrata del condotto uditivo. Nella maggior parte delle specie sul naso è presente un’escrescenza carnosa, chiamata “foglia nasale” che ha la funzione di indirizzare il fascio di onde sonore emesse dall’animale tramite il naso o la bocca.
La coda è quasi sempre presente e di dimensioni variabili.
Caratteristica dei pipistrelli sono le grandi ali, perfettamente adattate al volo, ma molto diverse da quelle degli uccelli. I pipistrelli appartengono infatti all’ordine dei Chirotteri, nome derivante dal greco (χείρ (chéir, “mano”) e πτερόν (pterón, “ala”) che significa letteralmente mano alata.
L’ala dei pipistrelli è costituita da una struttura scheletrica, una sorta di telaio alare, formata dalle ossa del braccio, dell’avambraccio e della mano che, nel corso dell’evoluzione, si sono estremamente modificate e allungate. Su di essa si inserisce, dalla base del collo, decorrendo lungo i fianchi fino alla regione caudale, una sottile membrana, detta patagio, formata da una duplicazione della cute. La porzione di membrana che ingloba la coda si chiama uropatagio.
Solo il I° dito resta libero dal patagio ed è provvisto di un grosso artiglio come le unghie degli arti posteriori per consentire all’animale di arrampicarsi e agganciarsi anche su superfici verticali.
Essendo animali notturni e crepuscolari, viene logico pensare che abbiano grandi occhi adattati alla visione notturna come avviene nei rapaci notturni: barbagianni civette e gufi. Non è così! Hanno invece una vista molto debole e occhi piccoli, tuttavia sono cacciatori particolarmente efficienti avendo sviluppato, nel corso dell’evoluzione, un sistema di localizzazione delle prede tramite l’eco, un vero e proprio sonar di grande precisione, che ne ha determinato il successo evolutivo e ha permesso loro l’occupazione di una nicchia ecologica che prevedeva il volo e la capacità di individuare al buio gli insetti notturni.
Come funziona questo sistema? I pipistrelli sono in grado di emettere ultrasuoni generati dalla laringe o in alcune specie dallo schioccare della lingua sul palato; gli ultrasuoni emessi sono onde ad alta frequenza, da 25 a 100 kHz, anche se alcune specie possono arrivare a emettere suoni a 150 kHz, che l’uomo non è in grado di percepire. Tramite le orecchie riescono poi a captare l’eco riflessa dagli ostacoli che incontrano e che viene elaborata dal cervello, il quale fornisce l’informazione dettagliata delle prede e del luogo; in questo modo i pipistrelli riescono a “leggere” l’ambiente che li circonda ed a elaborarne una mappa. Le grandi orecchie permettono quindi una visione del territorio basata sull’udito.
I pipistrelli si nutrono principalmente di insetti, ma alcune specie mangiano anche piccoli vertebrati, frutta e nettare e alcune specie sudamericane anche sangue di bovini pur se in modica quantità.
Le specie presenti in Italia sono tutti insettivore e sono i maggiori consumatori di insetti notturni, soprattutto di quelli dannosi all’agricoltura. Sono estremamente specializzati, a seconda della specie e delle dimensioni cambia il tipo di alimentazione: i pipistrelli più piccoli cacciano zanzare e moscerini, altri catturano falene; le specie di dimensioni più grandi predano principalmente coleotteri, cavallette e anche ragni oltre ad altri artropodi.
Una volta localizzata la preda, il pipistrello la cattura con la bocca e la divora in volo aiutandosi con l’uropatagio. ( Fig.3)
Ogni individuo può consumare ogni notte una quantità di insetti pari al suo peso. Sono quindi estremamente utili.
Il loro ciclo annuale è per questo scandito dalla presenza di diverse specie di insetti e artropodi.
In primavera, con la stagione favorevole, le femmine di pipistrello danno alla luce un solo piccolo, eccezionalmente due. Lo sviluppo è molto rapido e i piccoli possono iniziare a volare già dopo 2-4 settimane dalla nascita.
Alle nostre latitudini, con l’approssimarsi dell’inverno, l’abbassamento delle temperature esterne e la progressiva carenza di prede, i pipistrelli si riuniscono in grandi gruppi e cadono in letargo.
Talvolta si possono osservare assembramenti di molte migliaia di individui, con il vantaggio di poter conservare il più a lungo possibile il calore corporeo.
Considerato per molto tempo solo un profondo sonno, il letargo è invece un fenomeno molto complesso, una vera e propria strategia energetica che consente di superare i periodi critici fino al ritorno delle condizioni favorevoli. In questa fase, la temperatura corporea si abbassa gradualmente conseguentemente alla diminuzione di quella ambientale, la respirazione e il battito cardiaco sono notevolmente rallentati, e in generale si ha un notevole abbassamento della reattività del sistema nervoso. L’animale entra in una fase di torpore fino a divenire insensibile agli stimoli esterni quando si raggiungono temperature prossime a 0°C. Solo nel caso in cui la temperatura esterna scenda al di sotto di -2°C – -5°C si ha un repentino aumento del metabolismo che riporta la temperatura corporea entro limiti tollerabili e talvolta induce l’animale a svegliarsi per cercare un nuovo ambiente con temperature meno rigide. Durante il letargo il cervello dei pipistrelli, rimane attivo senza il ritmo di veglia e sonno.
Altre specie superano l’inverno spostandosi verso luoghi caldi dove c’è abbondanza di prede.
Tutti i pipistrelli in Italia ed in Europa sono protetti, perché sono utili, si nutrono di insetti nocivi e infestanti e sono considerati ottimi bioindicatori. Sono infatti molto sensibili agli stress che le attività umane hanno sull’ambiente. Le principali minacce sono rappresentate dal traffico stradale, dall’alterazione, frammentazione e distruzione degli habitat disponibili e dal disturbo dei rifugi, dalle turbine eoliche, dall’uso massiccio di pesticidi e insetticidi e dalla riduzione delle prede. In conseguenza di ciò, si assiste dagli anni 60 a una notevole riduzione delle popolazioni di molte specie di chirotteri su scala mondiale.
Favorire invece la presenza di pipistrelli, oltre ad essere fondamentale per la salute degli ecosistemi, potrebbe avere un risvolto economico importante, dal momento che il loro impatto sulle popolazioni di insetti nocivi per le coltivazioni permetterebbe di utilizzare meno fitofarmaci, con grandi vantaggi per tutti.
Delle 35 specie di Chirotteri presenti in Italia, 22 sono a rischio di estinzione, anche se già nel 1939 in Italia fu formulata la prima legge sulla loro tutela; in Europa tutte le specie di Chirotteri sono protette ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e dall’Accordo EUROBATS del 1994 per la conservazione delle popolazioni di chirotteri europei.
EUROBATS è stato sottoscritto anche dall’Italia e impegna i sottoscrittori alla salvaguardia dei pipistrelli e dei loro habitat, attraverso azioni di monitoraggio e di tutela dei siti di rifugio e delle aree di foraggiamento.
ED ORA SFATIAMO ALCUNI MITI!
Da molti secoli i pipistrelli godono di una pessima immeritata reputazione. Nell’immaginario collettivo vengono associati a forze oscure e maligne, convinzioni rafforzate alla fine del 1800 dal romanzo di Bram Stoker “Dracula”e dalla successiva letteratura e filmografia gotica e horror, che identificano il vampiro succhiatore di sangue e creatura diabolica, con il pipistrello.
Niente di tutto questo! Non sono vampiri, non succhiano sangue umano, non si impigliano nei capelli, anzi, sono perfettamente in grado di evitarci. Abbiamo più bisogno noi di loro che loro di noi! Sono assolutamente innocui, sono utili, possono regalarci piacevoli serate estive senza zanzare e insetti molesti e con essi è possibile e auspicabile stabilire una pacifica convivenza rispettandoli e magari costruendo per loro una bat box, una casetta al riparo dai gatti, dove possano trovare rifugio o illuminando l’esterno della casa e il giardino il meno possibile.
…E se un pipistrello dovesse per errore entrare in casa? niente paura: basterà spegnere la luce, uscire dalla stanza, lasciare aperta la finestra e chiudere la porta, in modo che l’animale impaurito possa ritrovare la via d’uscita.
Se si trova a terra un pipistrello ferito, poiché è un animale protetto, bisogna informare il Corpo Forestale dello Stato, la Polizia provinciale o l’ENPA, così da ricevere le opportune istruzioni su come intervenire, oppure si può contattare un veterinario. In nessun caso è possibile detenere questi animali che sono considerati “bene indisponibile dello Stato”.
Crediti
Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.