Gli uccelli sono i signori dell’aria e le loro capacità di navigazione spaziale sono ben note. Non da meno sono alcuni organismi marini, come tartarughe, tonni, anguille o balene capaci di migrare attraverso gli oceani, seguendo rotte che si estendono per migliaia di miglia. Una recente ricerca1 fatta con Federica Maffezzoli ed Augusto Foà, ha messo tuttavia in evidenza che anche le piccole lucertole dei nostri campi (Podarcis siculus) sono in grado di ritornare a casa allorchè portate in luoghi ad esse sconosciuti, sapendosi orientare verso la meta direttamente dopo il rilascio. Ciò significa che anch’esse posseggono meccanismi di navigazione al pari di altri ben più celebrati animali. Le distanze in gioco sono questa volta di decine o centinaia di metri, ma tenuto conto delle loro dimensioni, un tale risultato non era certo scontato.
Che alcune lucertole (Lacertidi, Anolidi, Scincidi) fossero capaci di tornare al luogo di cattura, era noto da tempo. Nessuno però aveva mai rilevato le loro direzioni di fuga dopo il rilascio. Non era pertanto noto se e come il ritorno a casa fosse basato su di una ricerca casuale o frutto di un meccanismo di orientamento effettivo verso di essa. In questo consiste l’elemento originale del nostro lavoro.
Le lucertole sono animali vivaci, capaci di rapidissimi spostamenti e dotate di una ottima vista. I maschi e le femmine riproduttrici sono legate ad un’area familiare (home range) dov’è la loro tana, ed in cui si sanno muovere con sicurezza da un punto all’altro. Al suo interno i maschi ne difendono anche una porzione con valore effettivo di territorio. Ben più interessante è inoltre il fatto che la lucertola campestre è capace di usare il sole come bussola, come dimostrato sperimentalmente da Augusto.
Il primo passo della ricerca fu allora quello di stabilire le effettive dimensioni del territorio e dell’area familiare della lucertola campestre, al di la di dati del tutto erronei presenti nell’unico lavoro noto sull’argomento, come ben presto ci rendemmo conto. Questa informazione era indispensabile per poter portare le lucertole in un luogo che non fosse a loro noto nei test sperimentali.
Per condurre la ricerca fu scelta un’ampia radura di circa 9 ettari nella Tenuta di San Rossore (Pisa), omogeneamente circondata dal bosco di pini e lecci, con una larga presenza di lucertole localizzate specialmente in prossimità di manufatti diruti, muretti o cumuli di legna. Qui si svolsero sia le osservazioni sull’area familiare che, successivamente, gli esperimenti di orientamento, anzi molte delle lucertole seguite a vista per giorni nei loro spostamenti furono poi impiegate per questi ultimi.
Maschi e femmine (non gravide) in osservazione, erano state catturate alla loro tana, marcate sul dorso con sequenza personale di colori atossici e subito rilasciate. Da lì prese in cura da volenterosi quanto appassionati studenti guidati da Federica, che da una vita osservava lucertole lungo i vioni assolati della campagna mantovana e che da questi esperimenti avrebbe tratto la propria tesi di laurea in Biologia.
I risultati di tali osservazioni permisero di stimare in una media di 217 m² l’estensione dell’area familiare dei maschi ed in 156 m² quella delle femmine (tutti esemplari adulti di lunghezza non inferiore a 5 cm, coda esclusa). La forma dell’area familiare poteva essere nucleata ovvero più o meno allungata ma era chiaro che gli individui rimanevano ad una distanza dalla tana di non più di una ventina di metri. Portarli più lontano significava dunque calarli in luoghi ad essi estranei.
Fatto il primo passo, organizzammo i test di dislocazione e rilascio sulla base della nostra esperienza in esperimenti di homing sugli uccelli: catturare le lucertole, marcarle e trasportarle su di un comune punto di rilascio, liberarle poi singolarmente rilevando la direzione di fuga intrapresa ed il momento di eventuale riavvistamento all’area di residenza. Le zone di provenienza delle lucertole distavano dal luogo di rilascio rispettivamente: 85-105 metri; 140-160 m; 220-245 m e comprendevano un numero circa eguale di maschi e femmine. Il trasporto avveniva a piedi per percorsi con vari cambi di direzione, in gabbiette di plexiglas e rete. Per alcune le gabbiette erano scoperte, per altre protette da un cono in cartone che non permetteva la visione del paesaggio. Sul punto di rilascio era posta una piccola piattaforma in legno, da cui si liberavano le lucertole, seguendole a vista finché non oltrepassavano un cerchio di 15 metri di raggio tracciato sul terreno all’intorno: quello era il punto che rilevato con una bussola, indicava la direzione di fuga dell’animale. Avendo rilevato al momento della cattura di ciascuna lucertola, la direzione del punto di rilascio dalla sua tana, era così possibile calcolare la precisione del suo orientamento rispetto al sito di provenienza. Nel complesso furono rilasciate 74 lucertole (42 maschi e 32 femmine).
I risultati ottenuti possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
- Tutti i gruppi di lucertole (maschi + femmine) rilasciati dalle tre fasce di distanza, mostrarono un significativo orientamento medio verso la propria direzione di casa;
- questo risultò vero sia per i gruppi di individui trasportati senza la visione del paesaggio verso il luogo di rilascio che per quelli che lo poterono vedere;
- considerando separatamente l’orientamento dei maschi e quello delle femmine, entrambe risultarono orientate in media verso casa;
- le condizioni di trasporto non influivano sulla bontà dell’orientamento;
- maschi e femmine mostravano le medesime qualità di orientamento;
- tutte le 74 lucertole testate fecero ritorno alle proprie aree familiari, dimostrando un completo successo di homing: 11 lo fecero il giorno stesso del rilascio, 51 il giorno seguente, 12 due giorni dopo;
- anche in quest’ultimo caso maschi e femmine ritornarono a casa in tempi non differenti.
Fummo per primi noi a salutare con sorpresa tali risultati, che se confermavano alcune osservazioni preliminari fatte per preparare al meglio i protocolli metodologici, non lasciavano più dubbi su quelle che erano le potenzialità di orientamento e navigazione di questa specie di lucertola, protetta a buona ragione dalla Direttiva Comunitaria “Habitat”2.
Da un punto di vista più generale i nostri risultati aprono diversi contesti di sicuro interesse. Il fatto che maschi e femmine abbiano un’area familiare definita spazialmente, che per i maschi comprende anche una più piccola area territoriale, difesa strenuamente dai conspecifici con grande dispendio energetico, determina in entrambe una forte motivazione a farvi ritorno, giustificando in pieno il successo di homing nonché il rapido rientro degli individui testati. La differenza di estensione di tale area tra i sessi non è sufficiente a indurre dicotomie comportamentali rilevabili a questo livello: maschi e femmine dimostrano prestazioni di ritorno comparabili.
Essere riusciti a misurare l’orientamento iniziale degli individui dislocati, sicuramente rappresenta il maggior risultato ottenuto, dimostrando che dopo pochi minuti dal rilascio, le lucertole uscendo dal cerchio di 15 metri già avevano avuto la possibilità di individuare la propria meta. Questo anche se non avevano potuto vedere il paesaggio durante il trasporto e quest’ultimo era avvenuto con molti cambi di direzione.
Un simile comportamento di orientamento ed homing non può che essere ascritto ad un meccanismo di “vera navigazione”. Per una lucertola, tale meccanismo può essere basato sulla memorizzazione delle direzioni bussolari di elementi salienti del paesaggio in cui essa vive, che andrebbero a costituire una mappa cognitiva del paesaggio stesso. Come dire che le nostre lucertole non avevano alcuna difficoltà a muoversi nell’ambito della radura di residenza opportunatamente memorizzata. Secondo le visioni più accreditate in questo campo, una struttura del cervello riportabile comparativamente alle porzioni ippocampiche del cervello di uccelli e mammiferi, potrebbe essere il luogo dove le informazioni spaziali verrebbero elaborate e memorizzate a costituire la mappa cognitiva anzidetta.
In termini evolutivi questo apre un ulteriore contesto, sintetizzabile in due ipotesi:
- i diversi gruppi di vertebrati avrebbero evoluto per vie proprie sistemi e meccanismi di orientamento, vista la loro fondamentale importanza nella vita di ogni giorno;
- fin dai rettili si ammetta la selezione di meccanismi unitari di orientamento poi mantenutisi evolutivamente nei discendenti mammaliani ed aviari.
Una ulteriore sfida scientifica da risolvere in futuro!
- Natale E. Baldaccini, Federica Maffezzoli & Augusto Foà (11 Jul 2024): Initial orientation and homing performances in the lacertid lizard Podarcis siculus, Ethology Ecology & Evolution, DOI: 10.1080/03949370.2024.2343280
To link to this article: https://doi.org/10.1080/03949370.2024.2343280 ↩︎ - Direttiva Habitat https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:1992L0043:20070101:IT:PDF ↩︎
Crediti
Autore: N. Emilio Baldaccini. Già Professore Ordinario di Etologia e di Conservazione delle risorse Zoocenotiche dell’Università di Pisa. Autore di oltre 300 memorie scientifiche su riviste internazionali e nazionali. Svolge attività di divulgazione scientifica. E’ coautore di testi universitari di Etologia, Zoologia Generale e Sistematica, Anatomia Comparata.