Prendiamoci cura della Terra

Profumo di Basilico in letteratura

 

Da seminare in abbondanza “dopo le Idi di maggio fino al solstizio d’estate”, così  Columella (I sec. d.C.)  parla più volte del Basilico nel suo “De Re Rustica”. Anche Apicio nel 230 d.c. nel “De Re Coquinaria” impreziosisce le sue ricette  con il Basilico, mentre Plinio è convinto che i semi siano un potente afrodisiaco.

Una leggenda narra poi  che l’Imperatrice Elena, madre dell’imperatore Costantino (IV sec. d.C.), avendo ritrovato una grande pianta di basilico sul luogo della crocifissione di Cristo, l’avrebbe poi diffusa per tutto l’impero.

Se nel mondo romano si esaltano la sacralità della pianta  e la sua preziosità in cucina, nel Medioevo  gli si  attribuiscono poteri esorcizzanti  e diviene testimonianza dell’odio e dell’amore negato.
Lisabetta da Messina, protagonista nel Decamerone, della  V novella della IV giornata, conservava la testa del suo innamorato Lorenzo, decapitato dai suoi fratelli, contrari al loro amore,  in un vaso di basilico che annaffiava  con le sue stesse  lacrime.

E non mancano vasi di basilico disposti sui davanzali nelle novelle raccolte in Vita dei Campi di Giovanni Verga, vasi che nascondono Lola in “Cavalleria rusticana” “ che ascoltava ogni sera , nascosta dietro il vaso di basilico, e si faceva pallida e rossa” e quella ragazza in “Fantasticherie” “che faceva capolino dietro i vasi di basilico, quando il fruscio della vostra veste metteva in rivoluzione la viuzza, …….Chi sà quali povere gioie sognava su quel davanzale, dietro quel basilico odoroso, con gli occhi intenti in quell’altra casa coronata di tralci di vite?”.

Anche la poesia del tardo ottocento rivolge uno sguardo al basilico:

Così Giovanni Pascoli ne “La cucitrice” Myricae :”…torna dalla maestra/la covata e passa lenta:/c’è del biondo alla finestra/tra un basilico e una menta: è Maria che cuce e cuce…..”

Ne fa menzione anche Guido Gozzano ne “ La signorina Felicita ovvero la felicità”: ”…m’era più dolce starmene in cucina/tra le stoviglie a vividi colori:/tu tacevi, tacevo, Signorina:/godevo quel silenzio e quegli odori/tanto per me consolatori,/di basilico d’aglio e di cedrina.”

Il Basilico, pianta identitaria di un territorio, ritorna protagonista nella letteratura contemporanea in un racconto di  Nico Orengo, “La guerra del Basilico”, nel quale in Liguria, una enorme pianta di basilico dal profumo inebriante fa da sfondo alle storie tratteggiate e grottesche dei protagonisti della storia.

E poiché le qualità del Basilico sono innumerevoli, non poteva mancare la voce di uno dei più grandi e sensibili artisti del nostro teatro, Aldo Fabrizi,  che in un sonetto scritto in romanesco, ne esalta la preziosità

A parte che er basilico c’incanta

perché profuma mejo de le rose,
cià certe doti medicamentose
che in tanti mali so’ ‘na mano santa.

Abbasta ‘na tisana de ‘sta pianta
che mar de testa, coliche ventose,
gastriti, digestioni faticose
e malattie de petto le strapianta.

Pe’ via de ‘sti miracoli che ho detto,
io ciò ‘na farmacia sur terrazzioni,
aperta giorno e notte in un vasetto.

Dentro c’è ‘no speziale sempre all’opera,
che nun pretenne modulo e bollino
e nun c’è mai pericolo che sciopera.

Crediti

Autore: Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.