Settembre. Finisce un’estate torrida e siccitosa, la speranza è che l’autunno restituisca un po’ d’acqua alla terra riarsa. Ma i fiori, anche quando la pianta è allo stremo, anzi proprio per questo, si aprono al sole. E’ la risposta della pianta alle condizioni avverse: investire le ultime risorse nei fiori: daranno, attraverso i semi, altre possibilità alla loro specie, ai loro geni, di sopravvivere alla siccità che potrebbe uccidere la pianta madre.
Così, mentre alcune felci come il Capelvenere (Adiantum capillus-veneris) e la Felcetta odorosa (Cheilanthes pteridioides), aiutate dal vento, cominciano a disseminare le loro spore, altre piante aprono gli ultimi fiori della loro stagione.
Il Cappero (Capparis ovata) che da aprile continua a fiorire, ha raggiunto la massima espansione sui vecchi muri e sulle rocce, e gli ultimi boccioli riescono ancora a mostrare le loro antere viola.
Pianta di Cappero (Capparis ovata) su una rupe di San Domino, Isole Tremiti
Anche il Romice (Rumex bucèfalophorus), l’Alisso (Lobularia maritima) e gli Orobanche (Orobanche sp.) hanno fiorito in aprile e ora, prima della fine della bella stagione, rifioriscono anche se con minor vigore.
L’Orobanche è un genere che comprende piante parassite che si localizzano sulle radici di altre piante. Mancano di foglie perché non hanno bisogno di fotosintetizzare: si servono dell’energia prodotta dalle piante che parassitizzano. Il loro “lavoro”, quindi, si limita alla produzione di spighe di fiori che appaiono ad intervalli regolari per tutta l’estate.
Orobanche (Orobanche sp.) parassita di un cardo. Is Arutas, Cabras
Passeggiando lungo le coste basse, vediamo gli acquitrini salsi orlati dal rosa-lilla dei minuti fiori dello Statice comune (Limonium vulgare) ancora in piena fioritura. Una pianta delicata, amante dei terreni salati. Intorno a lei i cespugli delle diverse specie di Salicornia (Salicornia sp.). Il genere Salicornia comprende specie pioniere dei terreni ad alto contenuto salino. La Salicornie, soprattutto la fruticosa sono piante ottime da mangiare, ma vanno raccolte all’inizio dell’estate, quando sono verdi e tenere.
Se invece dirigiamo i nostri passi verso gli ambienti di acqua dolce, troviamo i fiori rosa delle Salcerelle. La Salcerella meridionale (Lythrum junceum) ama le rive delle acque correnti, mentre la Salcerella comune (Lythrum salicaria) gli acquitrini e le sponde di laghi e stagni.
Addentrandoci in un bosco, scopriamo la lettiera ricamata dai fiori rosa chiaro del Ciclamino napoletano (Cyclamen hederifolium), mentre la Salsapariglia (Smilax aspera), che pende dai rami degli alberi che ci circondano, sfoggia grappoli di minuti fiori bianchi profumati. Ma, attenzione, non vi avvicinate troppo per sentirne il profumo, potreste restare impigliati nelle sue numerose spine ricurve. Non è un caso che venga chiamata anche Stracciabraghe!
La chioma densa e scura del Carrubo (Ceratonia siliqua), albero sempreverde che non si lascia intimidire dal caldo e dall’aridità, in questo periodo nasconde la sua fioritura. Fiori diversi se l’albero è “maschio” o “femmina”. Questa specie è infatti dioica: i fiori portati da una pianta sono solo maschili o solo femminili. Non è detto quindi che troviate carrube su tutti i carrubi!
La Scilla marittima (Urginea maritima) è indubbiamente la regina dei fiori di settembre. Nel paesaggio brullo e ingiallito della fine dell’estate, gli ambienti litoranei mediterranei rivivono con la vistosa fioritura di questa pianta curiosa, che emette da grossi bulbi affioranti dal terreno, in un tempo assai breve, alti scapi che superano il metro di altezza, disadorni di foglie, densamente coperti da bianchi fiori stellati disposti in un racemo slanciato e sottile. La pianta ha due momenti di “vita”: quello primaverile, in cui dal bulbo si sviluppano bellissime foglie lunghe e spesse di un verde intenso, che seccano entro luglio, e quello di fine estate, in cui fiorisce illuminando i paesaggi che guardano il Mediterraneo.
Scilla marittima (Urginea maritima)
Crediti
Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.
Foto: Anna Lacci