“…osserva allora quanto i moltissimi mandorli silvestri si rivestiranno di fiori e curveranno i loro odorosi rami” – Virgilio, Georgiche
Febbraio, il mandorlo è fiorito! Nel mese più freddo dell’anno un’esplosione di fiori bianco rosati ci ricorda che la primavera è vicina e tornerà presto come ogni anno; nel ciclo eterno della vita; la natura si rinnova, portatrice di speranza.
Il mandorlo, Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb1967, è conosciuto anche come Prunus amygdalus Batsch e Amygdalus communis L.
DESCRIZIONE
È un piccolo albero a foglie caduche appartenente alla famiglia delle Rosacee. Raggiunge i 5-10 m, ha una crescita lenta e può diventare molto longevo, anche plurisecolare.
È una pianta molto rustica, amante dei climi caldi, capace di resistere a condizioni di protratta siccità, che cresce bene in terreni poveri e marginali valorizzandoli. Può essere usato come portainnesto per se stesso, per il pesco, l’albicocco ed il susino e può così dare origine a piante che producono frutti di quattro specie diverse. Il Mandorlo ha il tronco eretto, molto ramificato e la corteccia è di color grigio scuro che tende a spaccarsi in fenditure longitudinali. I rami, talvolta, hanno spine nella parte alta, soprattutto negli esemplari rinselvatichiti.
Le foglie, disposte in modo alterno sul ramo, sono molto simili a quelle del pesco, ma più strette, più chiare, lanceolate e seghettate.
I fiori hanno 5 petali, solitari o in coppie compaiono prima delle foglie e sbocciano da gennaio a marzo con una colorazione che sfuma delicatamente dal bianco al rosa.
La fecondazione è entomofila, avviene cioè attraverso gli insetti. Il frutto è una drupa ovale allungata, con superficie verde pelosa contenente la mandorla, cioè il seme caratterizzato da un guscio legnoso.
Il mandorlo viene coltivato per i suoi semi, le mandorle, che si raccolgono in estate, agosto settembre, quando, a maturità, cadono dall’albero.
È anche una pianta mellifera, ma la produzione di miele è limitata ad alcune aree del meridione dove è più presente e dove le temperature si mantengono su valori che permettono alle api di bottinare durante una fioritura tanto precoce (gennaio-marzo).
Originario dell’Asia sud occidentale, si è diffuso prima nell’antica Grecia e in Sicilia portato dai Fenici, tanto che i Romani lo chiamavano “noce greca”, poi nelle regioni dell’Impero Romano. Grazie agli arabi fu poi diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Attualmente è diffuso in tutto il mondo.
Secondo alcuni studiosi, i mandorli furono uno dei primi alberi da frutto ad essere coltivati, perfino prima dell’invenzione dell’innesto. I mandorli domestici appaiono già nella prima parte dell’Età del bronzo (3000-2000 a.C.). Alcune mandorle furono ritrovate in Egitto nella tomba di Tutankamon, risalente a circa 1325 a.C.
La coltivazione del mandorlo e la conseguente produzione di mandorle rappresenta un settore economico importante. A seconda delle caratteristiche si distinguono 3 varietà di mandorle coltivate:
- amara, i cui semi contengono acido cianidrico;
- dulcis, i cui semi sono utilizzati nell’alimentazione, nell’industria dolciaria e per l’estrazione dell’olio di mandorla officinale;
- fragilis (o sticciamani), con seme dolce, ma con un guscio non legnoso facilmente frantumabile con le mani.
La coltivazione del mandorlo nelle zone di più alta produzione, data la grande rusticità della pianta, ha dato origine a numerosissime cultivar. Il botanico Giuseppe Bianca (1801-1883) riuscì a classificarne circa 800 presenti in Sicilia, delle quali descrisse ampiamente caratteristiche, utilità, usi, metodi di coltivazione e raccolta, dati commerciali nel suo ”Manuale della coltivazione del Mandorlo in Sicilia” (1872).
Molte cultivar sono andate purtroppo perdute; attualmente sono state censite circa 600 varietà autoctone, di queste solo 120 sono iscritte al Registro nazionale delle piante da frutto.
In Italia le aree coltivate a mandorlo si trovano nel meridione in particolare in Puglia e in Sicilia, che è la regione con la maggiore produzione. La specie è presente anche in Sardegna, Lucania, Calabria, Campania e fino in Liguria, a volte coltivata in piccoli impianti razionali, ma spesso presente come pianta per la produzione familiare. America, Australia e Italia sono i maggiori produttori al mondo
PROPRIETA’, USI E TRADIZIONI
Storia e tradizione si fondono tramandando numerosi usi volti a soddisfare necessità alimentari, medicinali e cosmetiche, così come spirituali e magiche.
Le mandorle dolci hanno ottime virtù dietetiche poiché contengono alte percentuali di proteine e vitamine, soprattutto quelle del gruppo B e la vitamina E, grassi, zuccheri e oli minerali come il potassio e il magnesio. Dato il loro elevato contenuto lipidico, quindi, costituiscono un’ottima fonte di energia. Sono considerate antiansia, migliorano l’umore, aiutano l’intestino e la concentrazione. La mandorla amara ha in più una sostanza (amigdalina) contenente acido cianidrico, molto velenoso anche in piccole quantità. Deve essere utilizzata quindi con estrema cautela sia in farmacia che in pasticceria.
In tutto il bacino del Mediterraneo le mandorle sono l’ingrediente principe della produzione dolciaria che, nel rispetto degli usi e delle tradizioni locali legate ad una società essenzialmente rurale, ha dato origine ad una grande varietà di prodotti, diversi e identitari anche all’interno delle singole comunità. La mandorla è infatti l’unico ingrediente presente almeno in un Prodotto Agrolimentare Tradizionale (PAT) di ogni regione italiana. Dalle mandorle macinate si ottiene una farina che è ingrediente base del marzapane e della pasta di mandorle, fiore all’occhiello dell’industria dolciaria italiana e mediterranea. Così come con le mandorle intere si producono il Panforte, i ricciarelli, il croccante, il dolcissimo torrone, i confetti che si donano agli sposi come simbolo di fecondità e prosperità.
Il potere emolliente, rinfrescante e lassativo della mandorla è invece molto utilizzato in farmacia e cosmesi. Dalla spremitura a freddo delle mandorle dolci si ricavava un olio con effetto rigenerante, per curare la pelle e migliorare o prevenire la comparsa di inestetismi come le smagliature. L’olio di mandorle dolci per uso alimentare favorisce il corretto lavoro dell’intestino e agisce da leggero lassativo. In profumeria si usavano le mandorle amare per preparare saponi.
La medicina popolare sfruttando le proprietà regolatrici dell’apparato digestivo, emollienti ed antinfiammatorie consigliava la preparazione di un succo digestivo con le mandorle amare e l’olio di mandorle dolci. L’insonnia si curava con un decotto con effetto calmante e rilassante ottenuto dai gusci. L’infuso di foglie di mandorlo era consigliato contro la tosse.
L’utilizzo del mandorlo in riti e pratiche di magia si ritrova invece nella preparazione di un elisir d’amore, ottenuto da un decotto di fiore di mandorlo appena colto con l’aggiunta di un pizzico di rosmarino, da offrire in dono all’oggetto del proprio desiderio.
In Sardegna con la mandorla si preparava un amuleto detto “s’arghentu bibu” contro il malocchio: si estraeva il seme dal guscio attraverso un forellino, si riempiva con qualche goccia di mercurio e un po’ di farina e poi si chiudeva il foro con la cera. Tutto veniva avvolto con un cordoncino.
Crediti
Autore: Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.