Da sempre il mandorlo ha accompagnato il cammino e la storia dell’uomo che gli ha attribuito, nei secoli, significati altamente simbolici di speranza e costanza, di nascita e resurrezione; simboleggia il rinnovarsi della natura dopo la morte invernale.
Il significato esoterico è legato al frutto: la mandorla rappresenta il mistero che è conquistato rompendo il guscio che protegge il seme. La mandorla, per la sua forma ovoidale, è simbolo di fecondità, di nascita primordiale dell’Universo, è lo spazio sacro separato dallo spazio profano.
Uno dei simboli più diffusi presente nella pittura e nell’architettura sacra, fin dalle origini dell’iconografia cristiana è la cosiddetta “Mandorla Mistica”, che vede la mandorla circondare Cristo o Maria a significare che la natura divina è contenuta da quella umana.
Si parla del mandorlo nelle Sacre Scritture, con numerosi riferimenti soprattutto nel Libro della Genesi e in quello di Geremia. In ebraico il mandorlo è chiamato “schakedh” che significa “vigilante” perché è una delle prime piante a risvegliarsi dopo l’inverno e per gli ebrei ha anche un valore simbolico: quando Mosè consegna un bastone ad ogni capo delle dodici tribù, quello di Aronne fiorisce, fa “spuntare fiori e maturare mandorle” (Nm 17,23). Inoltre, secondo le prescrizioni di Mosè, il candelabro d’oro del Tempio deve avere sei “calici in forma di fiore di mandorlo” (Es 25,33-34; 37,19-20).
Il mandorlo è presente nelle Bucoliche e nelle Georgiche di Virgilio, nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, che consigliava di mangiare le mandorle prima di bere vino come rimedio per prevenire i sintomi dell’ubriachezza. Nei Geroglifici Valeriano sosteneva che: “a differenza di altri fiori che simboleggiano la gioventù, il fiore di mandorlo è simbolo della canutezza, nonché casta temperanza”.
È Ovidio che nelle sue “Metamorfosi” ci tramanda la leggenda del mandorlo in fiore, il mito struggente di Fillide e Acamante.
Fillide, principessa greca, figlia del re di Tracia, e Acamante, figlio di Teseo sono innamorati, ma lui parte per la guerra di Troia. Fillide lo aspetta per dieci anni, poi, non vedendolo tornare, credendolo morto, si lascia morire per il dolore. Atena, commossa e impietosita, decide così di trasformare Fillide in mandorlo, simbolo di quella speranza che l’aveva tenuta in vita nell’attesa. Ma Acamante è ancora vivo e, al suo ritorno, venuto a conoscenza dell’accaduto, disperato, abbraccia il mandorlo che in virtù di tanto amore si ricopre di fiori profumati. Un miracolo che ogni anno si rinnova.
Dal Medioevo giungono moltissimi richiami e citazioni: nell’anno 716, le mandorle vengono menzionate in una carta promulgata da Chilperic II re di Francia; Carlo Magno nell’812 dispone l’introduzione della coltivazione di mandorli chiamati “Amedulari”nei campi imperiali, cioè fino al Lazio e all’Abruzzo. Risale al 1130, un libro di cucina di re Riccardo Cuor di Leone dove si raccomanda l’uso delle mandorle in numerose ricette. In un inventario del 1372 di Jeanne d’Ivrea, Regina di Francia, furono registrate 500 libbre di mandorle a fronte di 20 libbre di zucchero, a testimonianza del grande consumo di mandorle nel Medioevo. Secondo documenti risalenti al 1407 nella città di Lubecca la preparazione del marzapane era affidata ai farmacisti, mentre i templari a Cipro parlavano di prodotti a base di mandorle nel 1421. Nella metà del XV secolo, Marino Sanuto, cronista veneziano, nei suoi diari annota che le mandorle erano oggetto di fiorente scambio tra Venezia e Alessandria. Latte e burro di mandorle nel 1542 furono indicati dal Boorde, viaggiatore, medico e scrittore inglese, come alimenti da consumare in quaresima in alternativa alla carne.
ARTE E LETTERATURA
Un rapporto così stretto con la vita dell’uomo non poteva non influenzare la sensibilità creativa di artisti e scrittori. Uno fra tutti: Vincent Van Gogh!
La visione di mandorli in fiore nel sud della Francia aveva letteralmente stregato Van Gogh che nel febbraio 1890 realizzò il famoso dipinto a olio su tela “Ramo di mandorlo in fiore” o “Ramo di mandorlo fiorito” e ne fece dono al fratello Theo e alla moglie Johanna Bonger per la nascita del loro figlioletto Vincent Willem. Rappresenta un ramo di mandorlo fiorito, dai petali bianchi, che si stagliano in un cielo blu turchese. Come simbolo di vita, Van Gogh scelse proprio i rami del mandorlo, annuncio dell’imminente primavera.
Non fu l’unico dipinto! Nel 1888 infatti aveva realizzato il Ramo di mandorlo in fiore in un bicchiere, un dipinto a olio su tela, attualmente conservato nel Van Gogh Museum di Amsterdam. Ne seguirono poi altri.
Non si può chiudere questa rassegna senza ricordare “La Mennulara” lo splendido e pluripremiato romanzo della scrittrice siciliana Simonetta Agnello Hornby pubblicato nel 2002. La storia è ambientata in una Sicilia terra di mandorli e la “mennulara”, protagonista del romanzo, era una raccoglitrice di “mennule”, cioè di mandorle.
Crediti
Autore: Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.