“Ma quando giungemmo alla terra che stava vicino, là vedemmo vicino al mare una spelonca che si apriva nel punto più alto, ricoperta da allori…”(Omero, Odissea, IX, 181-183)
Intensamente profumato e tenuto in gran considerazione fin dai tempi più antichi, l’Alloro (Laurus nobilis L. 1753) detto anche Lauro, era sacro al dio Apollo ed è da sempre un simbolo di gloria, di sapienza e di vittoria, di poesia e di pace.
Narra il mito, riportato da Ovidio e da Apuleio nelle loro “Metamorfosi”, che Apollo dopo aver ucciso il serpente Pitone avesse sfidato Cupido, dio dell’Amore, sbeffeggiandolo e chiedendogli di quali imprese potesse vantarsi. Cupido, sentendosi offeso, preparò due frecce, una d’oro con il potere di far innamorare e l’altra di piombo con il potere di respingere l’amore.
Colpì con la freccia d’oro Apollo e destinò la freccia di piombo a Dafne, una ninfa figlia del fiume Peneo e della madre terra Gea. Apollo si innamorò perdutamente di Dafne, che invece lo respinse fuggendo nel bosco. Vistasi perduta, Dafne chiese aiuto a Peneo e a Gea, che esaudirono la richiesta della figlia. La ninfa si fermò, le gambe si fecero pesanti, il corpo si protese verso l’alto, dalle mani iniziarono a crescere foglie; Dafne si trasformò in un albero di Alloro proprio di fronte ad Apollo, che allora, abbracciandone il tronco, giurò che quella sarebbe stata la sua pianta sacra e ne avrebbe portato per sempre una corona intrecciata sul capo.
L’Alloro, Dafne in greco, appartiene alla famiglia delle Lauraceae. Originario dell’Anatolia, in Asia minore, fu introdotto prima in Grecia e in Italia per diffondersi poi in tutto il bacino del Mediterraneo. Sembra che il nome Laurus derivi dal termine celtico Lawur che significa verdeggiante.
È diffuso in tutta Italia, ma cresce spontaneamente solo nelle regioni centro-meridionali. Lo troviamo rigoglioso dal livello del mare fino a 500-800 metri di altitudine, negli ambienti della macchia mediterranea nei valloni freschi ma soleggiati, laddove i terreni sono profondi, ricchi di minerali ed elementi nutritivi, anche in ambienti costieri e marini. La pianta è rustica, resiste alle piogge e alle temperature rigide invernali, ma non alle gelate prolungate.
Tipici boschi di Alloro sono attualmente presenti soprattutto in Sardegna, ma sono da considerarsi relitti di foreste molto più estese e scomparse in seguito ai cambiamenti climatici e agli incendi.
L’Alloro è un arbusto sempreverde fortemente aromatico. Ha un portamento molto variabile; da piccolo arbusto cespuglioso, può diventare un albero di dimensioni considerevoli, alto fino anche a 20 metri. Ha un tronco eretto, con corteccia liscia, dapprima verde nei rami giovani, poi scura e nerastra nel tronco e nei rami più grandi e una chioma folta di forma piramidale.
Le foglie, coriacee e lucide, lunghe fino a 10 cm, sono di verde intenso in superficie, più chiare e opache nel lato inferiore. Sono alterne, brevemente picciolate, con lamina lanceolata e margine ondulato. Se osservate in controluce, presentano dei puntini traslucidi, dati dalle ghiandole contenenti l’olio essenziale, particolarmente aromatico.
In primavera, tra marzo e maggio, la pianta si ricopre di fiori giallo chiaro di piccole dimensioni, che formano un’infiorescenza a ombrella situata all’ascella delle foglie.
La pianta è dioica: esistono cioè esemplari con fiori maschili e altri con fiori femminili, pur appartenendo alla stessa specie. I fiori maschili presentano otto-dodici stami, quelli femminili hanno l’ovario.
I frutti maturano in autunno, tra ottobre e novembre; sono drupe ovoidali nero-violacee molto lucide a maturazione e al loro interno presentano un solo seme.
Proprietà
Le foglie dell’Alloro, oltre all’olio essenziale, composto per il 45% da eucaliptolo, detto anche cineolo, e da altre sostanze fortemente aromatiche, contengono vitamine A, C e del gruppo B e importanti sali minerali tra cui ferro, magnesio e potassio. Hanno quindi un’azione antiossidante, diaforetica, tonica, balsamica, antisettica, digestiva e carminativa molto efficace contro il gonfiore addominale. Attraverso la vitamina C stimola le difese immunitarie, mentre l’attività metabolica è supportata dalle vitamine del gruppo B.
Esplicano, inoltre, un’importante attività antisettica in caso di sintomi influenzali, contro tosse, bronchite e catarro bronchiale e un’azione antinfiammatoria, contro dolori reumatici e artritici. Sono indicate per potenziare la memoria e la capacità di concentrazione.
Usi, storie e tradizioni
Le sostanze aromatiche contenute nelle foglie e nei frutti hanno trovato fin dall’antichità largo impiego in cucina. Le foglie, impiegate allo stato fresco o essiccate, sono utilizzate per aromatizzare carni, sughi, verdure, conserve e formaggi. Marco Apicio, autore dell’antica Roma, nel suo “De re coquinaria” riporta la famosissima ricetta del “Porcellus laureatus”.
L’olio essenziale di Alloro trova impiego in liquoristica e in profumeria; il legno viene utilizzato per l’affumicatura di carni e formaggi.
Nel Medioevo, le foglie di Alloro inserite tra le pagine o tra le pergamene di libri preziosi, li preservavano dall’attacco di muffe e parassiti della carta. Questo perché le foglie contengono anche acido laurico, un acido grasso che è un repellente naturale contro parassiti e insetti ed ha specifiche proprietà antisettiche, antibatteriche e antiparassitarie. Ancora oggi le foglie vengono sistemate in dispensa e negli armadi per tenere lontane le tarme e altri insetti nocivi.
In epoca medievale l’Alloro veniva considerato una vera e propria panacea, cioè un rimedio universale, capace di curare tutti i mali: l’abbadessa Ildegarda di Bingen, mistica, veggente, profetessa, ma anche scienziata ante litteram, erborista con una profonda cultura medica vissuta nel XII secolo, lo raccomandava per combattere emicrania, gotta, asma o le malattie del fegato.
Durante le epidemie di peste o di altre malattie contagiose, sfruttandone le proprietà antisettiche, rami di Alloro venivano bruciati negli ambienti per disinfettarli, e appesi nelle case per rinfrescare l’aria.
Nell’antica Grecia alla pianta venivano attribuite proprietà divinatorie. Si racconta infatti che la Pizia, la sacerdotessa di Apollo che dava i responsi dell’oracolo nel santuario di Delfi, cadesse in trance dopo aver aspirato il fumo delle foglie bruciate: la pianta utilizzata in larghe dosi può avere effetti ipnotici.
L’uso più emblematico e simbolico ci giunge proprio dall’antichità classica: Greci e Romani utilizzavano le sue foglie per farne corone con cui cingere il capo di poeti, musicisti, atleti e condottieri, per celebrarne il trionfo. Per questo l’Alloro è chiamato Laurus nobilis. I rami intrecciati in serti erano simbolo di vittoria e di successo. Da qui il termine Laurea inteso come titolo accademico e la consuetudine di cingere il capo dei neo-laureati con una corona d’Alloro.
Crediti:
Autore: Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.