Prendiamoci cura della Terra

Il bosco, e noi

“Il bosco”, acquarello di Elena Murer

Il bosco, uno spazio di volta in volta pauroso, ambiguo e affascinante col quale ci misuriamo da sempre. Nel bosco si sostanziano strani e orrendi animali, si custodiscono tesori e segreti; le fate si mostrano in varie forme e le streghe lo scelgono per i loro sabba. Il bosco e le piante hanno dato origine a miti e leggende che spesso emergono dall’etimo dei loro nomi.

Con il bosco e con le piante l’uomo, fin dalla sua preistoria, si rapporta sul piano della fantasia, creando un mondo irreale dove può vivere esperienze altrove impossibili e dove riaffiorano dall’inconscio paure ancestrali; è questo il luogo in cui si possono trovare nuovi equilibri, sicuri mezzi di iniziazione spirituale non mediati dalla civiltà.

Concedimi archi e frecce; suvvia, padre, | non ti chiedo di darmi una faretra | né un grande arco. Per me i Ciclòpi sùbito | fabbricheranno frecce, per me un arco | dalla forma ricurva. Ma ti chiedo | di portare la luce e di indossare | una tunica corta sul ginocchio | col bordo all’orlo, per andare a caccia | di animali selvatici. Concedimi | sessanta danzatrici oceanine | tutte di nove anni, tutte ancora | bambine che non portano cintura. | Al mio servizio dammi venti ninfe | del fiume Amnìso, che dei miei calzari | e dei cani veloci abbiano cura, | come si deve, quando non colpisco | linci né cervi. Dammi tutti i monti, | ma una città riservami qualunque, | quella che vuoi: discende raramente | Artemide in città. La mia dimora | sarà sui monti e le città degli uomini | frequenterò soltanto, quando, morse | dagli acuti dolori del travaglio, | in aiuto mi chiamino le donne. (Callimaco di Cirene, 310 a.C. circa)

Artemide e Dioniso rappresentavano, per il mondo ellenico, due differenti identificazioni ideali con la foresta, madre e matrice di innumerevoli forme (specie) e antagonista della civiltà. Artemide cacciatrice percorreva le selve col suo seguito di Ninfe, il vendicativo Dioniso con le Ménadi. Anche per il popolo cristiano la foresta è luogo di demoni, ma anche luogo di penitenza e contemplazione. Gli eremiti vi si autoemarginavano per attingervi nuove forze. Lo stesso Paradiso terrestre viene raffigurato come una grande e benigna foresta.

Il bosco quindi, nel nostro immaginario, diviene un riflesso degli stati d’animo che ci percorrono. Gli stessi luoghi possono darci sicurezza o timore; ciascuno di noi vive l’esperienza della selva in modo diverso. L’improvviso trillo di uno scricciolo può farci sussultare o sorridere; una ragnatela evidenziata da una lama di luce al tramonto può farci rabbrividire o incantarci: suggestioni tanto diverse quanto lo è il nostro animo o la nostra sensibilità.

Il sabba delle streghe di Francisco José de Goya

Satiri, Fauni, Sileni, Centauri, Nani, Fate, Streghe sono materializzazioni fantastiche del nostro modo di vivere un ecosistema che, avvolgendoci, può soggiogarci in modi tanto differenti.

Le arti hanno subito il fascino degli ambienti in modo difforme: gli ambienti d’acqua hanno ispirato la maggior parte dei pennelli, le selve le penne di poeti e romanzieri. Il bosco non è solo un bio-topo, ma un topos della letteratura di tutti i tempi. Innegabile la carica metaforica che questi ambienti hanno sul linguaggio quotidiano e sui modi di dire: “cacciarsi in un ginepraio”, “sottobosco culturale”, “darsi alla macchia” sono espressioni familiari, con significati precisi che prescindono da quello letterale.

Alberi! | Frecce voi siete | dall’azzurro cadute? | Quali tremendi guerrieri | vi scagliarono? | Sono state le stelle?
Vengon le vostre musiche | dall’anima degli uccelli, | dagli occhi di Dio.
(Federico Garcia Lorca) Foto di Anna Lacci

I boschi sono sostanza primaria di quella cultura informale, non scritta, generata dallo stratificarsi delle esperienze quotidiane della civiltà contadina e pastorale, che hanno un attributo comune: tradizionale. Abbiamo così la cucina tradizionale, le usanze tradizionali, gli usi tradizionali delle erbe, e così via. Tutte hanno un comune denominatore: la conoscenza intima e minuta delle essenze silvane, del territorio in cui si vive. Questo tipo di conoscenza permetteva un ampio sfruttamento di questi ambienti senza che ne fossero degradati.

Andare per boschi adesso che ne siamo estranei, significa cercare di decifrare quello che attraverso i sensi questo avvolgente habitat ci trasmette. Lasciandoci affascinare dalle forme, dai colori, dai suoni, cercheremo i nessi che legano le specie, i contorni che delineano i paesaggi. Seguendo tracce non sempre riusciremo a spiegare e capire tutti i fruscii ed i movimenti intorno a noi: basterà pensare che un dispettoso Fauno stia prendendosi gioco di noi.

Ora verde, ora splendida! Son tornato a dir sì | all’appartenente silenzio, all’ossigeno verde,
al nocciolo rotto dalle piogge d’allora, | al padiglione d’orgoglio che assume l’araucaria,
a me stesso, al mio canto cantato dagli uccelli. | Ascoltate, è il gorgoglio ripetuto, il cristallo
che a puro cielo grida, combatte, modifica, | è un filo che l’acqua, il flauto e il platino
mantengono nell’aria, di ramo in ramo puro, | è il gioco simmetrico della terra che canta,
è la strofa che cade come una goccia d’acqua.
(Pablo Neruda)
Foto di Anna Lacci

E’ tornando in tutte le stagioni per godere delle fioriture, delle fruttificazioni, dei rami nudi che sentiremo passare il tempo e ci accorgeremo dello scorrere della nostra vita in modo lieve e sereno.


Crediti
Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.