Secondo appuntamento con i movimenti delle acque che colorano di azzurro il nostro amato Pianeta. Nel primo abbiamo guardato più da vicino il “funzionamento” delle onde (https://www.earthgardeners.it/2023/07/27/i-ritmi-del-mare-le-onde/), in questo allarghiamo la visuale e ci interessiamo delle correnti.
Tutti quelli che amano le lunghe nuotate sanno quanto sia faticoso “andare controcorrente” o facile “seguire la corrente”, tanto che nel linguaggio quotidiano queste espressioni hanno acquisito un significato traslato, che serve a indicare chi preferisce vivere in modo non convenzionale (anche se faticoso) e chi preferisce adattarsi alle correnti della vita.
Sappiamo che la Terra gira e, a causa della forza gravitazionale, tutte le sue componenti si muovono in modo più o meno solidale. Esse, infatti, vengono coinvolte nel moto rotazionale in maniera differente, a seconda della loro della loro densità e della distanza dal centro della sfera terrestre. Per immaginare, in particolare, le conseguenze che il moto rotazionale può avere sulle masse d’acqua e d’aria, si può pensare ad una forchetta che gira in un piatto di spaghetti: alla fine tutti gli spaghetti saranno coinvolti nella rotazione. Ma, mentre la forchetta trascinerà tutti gli spaghetti alla stessa velocità, la Terra, essendo sferica, non riuscirà a “trascinare” le masse d’aria con uguale velocità ai poli e all’Equatore. I venti che si generano da questo movimento hanno caratteristiche diverse, ma presentano andamenti analoghi nei due emisferi, partendo dall’Equatore e andando verso i poli.
Il risultato di questo insieme di spostamenti di masse d’aria sono dei venti costanti che spirano dai tropici verso l’equatore: gli Alisei di nord-est nell’emisfero boreale e gli Alisei di sud-est in quello australe. Altri venti spirano a latitudini più elevate in direzione opposta a quella degli alisei, i Venti Generali Occidentali.
La sfericità della Terra e l’inclinazione del suo asse rendono ineguali le quantità di energia che le masse d’aria assorbono dal Sole: ai poli l’irraggiamento è minore perché i raggi solari giungono obliqui, mentre all’Equatore, dove sono perpendicolari, l’irraggiamento è maggiore. L’alternarsi delle stagioni dovuto al moto di rivoluzione intorno al Sole e all’inclinazione dell’asse terrestre, è anche causa di spostamenti ciclici di masse d’aria, che generano venti stagionali. Infine, l’ineguale distribuzione di oceani e continenti sulla superficie del nostro Pianeta è fonte di altri venti di tipo locale.
Se in una giornata di fine estate su un lido tranquillo comincia a soffiare un vento insistente, prima la superficie dell’acqua si increspa, poi si cominciano a vedere delle “schiumette” bianche al largo e ben presto arrivano i “cavalloni” sulla spiaggia. Se il vento soffia di traverso rispetto alla spiaggia e dobbiamo rientrare a nuoto, sarà piuttosto faticoso perché si sarà formata una corrente superficiale che ha la stessa direzione del vento. Questa corrente cesserà subito dopo che il vento sarà calato. Analogamente, lo spostamento di enormi masse d’aria, quali possono essere gli Alisei o i venti Generali Occidentali, è causa del costante spostamento di grandi masse d’acqua, che genera correnti marine orientate nella stessa direzione dei venti. Esse compiono percorsi circolari: due si muovono in senso orario nell’emisfero nord e tre in senso antiorario nell’emisfero sud.
Ognuno di questi fenomeni può essere più o meno evidente a seconda della latitudine, dell’esposizione e di tutti gli altri fattori che caratterizzano ciascuna costa.
Ai poli arriveranno così acque calde provenienti dalle zone equatoriali o tropicali e viceversa, e sia i gelidi climi polari che i torridi climi tropicali ne risulteranno mitigati. Così, la Corrente del Golfo che, partendo dalle coste tropicali africane, arriva a quelle nordamericane e poi sale verso nord-est bagnando le coste nordeuropee, rende più mite il clima delle isole britanniche e di gran parte della penisola scandinava.
Nel gioco delle correnti entrano anche altri fattori, come il contenuto salino e la temperatura dell’acqua, che sono diversi a seconda dell’esposizione, del gradiente di evaporazione, dell’apporto di acque fluviali, ecc. Questi causano differenze di densità nelle masse d’acqua, creando ulteriori movimenti e rimescolamenti che danno origine ad altre correnti, più o meno costanti, che interessano anche zone molto profonde.
Dove le correnti portano in superficie le acque profonde, vi è un aumento della produttività. Le acque profonde sono più ricche di sali e nutrienti e, risalendo verso l’alto, “fertilizzano” le acque più superficiali, aumentando il fitoplancton e innescando quel processo alimentare che, passando da un anello all’altro, porta alla formazione dei grandi branchi di pesci. Anche gli ambienti estuariali sono particolarmente produttivi, a causa dell’apporto di acque ricche di nutrienti.
Il nostro Mediterraneo ha un circuito di acque che prende il via dalla Corrente di Gibilterra. Nel bacino del Mediterraneo le perdite di acqua dovute all’evaporazione sono superiori agli apporti; ciò è causa della maggiore salinità e del minore livello del nostro mare rispetto all’Oceano Atlantico. E’ proprio questo dislivello la causa di questa corrente in entrata, che nell’antichità ha costituito un serio ostacolo per i naviganti che volevano superare le Colonne d’Ercole. L’acqua meno salata e meno calda che entra genera un flusso largo 14 km, che tende a disporsi in un circuito ad andamento orario.
Anche la superficie delle acque del mar Nero è più alta di quelle del Mediterraneo, e anche in questo caso si produce un flusso molto veloce di acque fredde in entrata, che può superare i 10 km/h.
In entrambi i casi, a queste correnti superficiali in entrata corrispondono altre due correnti più profonde e meno veloci in uscita. Sono queste due coppie di correnti che costituiscono la matrice della circolazione mediterranea e che garantiscono gli scambi con le acque dell’Atlantico e del Mar Nero.
In questo senso, dobbiamo notare, in conclusione, come il limitato ricambio delle acque aumenti il rischio che un mare dalle coste fortemente antropizzate, qual è il Mediterraneo, venga irrimediabilmente alterato dagli innumerevoli fattori di inquinamento cui è soggetto.
Crediti
Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.